Unilever di Sanguinetto in mobilità 42 persone. I Sindacati dichiarano lo stato di agitazione
ven 13 aprile 2018
Apertura della procedura di mobilità per 42 addetti dello stabilimento di Sanguinetto, che vanta oltre cinquant’anni di attività.
La decisione di Unilever Manufacturing Italia srl, proprietaria del marchio Knorr, leader nella produzione di dadi da brodo e risotteria, è stata comunicata ieri mattina ai sindacati.
La branch tricolore della multinazionale anglo-olandese ha deciso di operare «una riorganizzazione dell’impianto produttivo veronese» dedicato alle lavorazioni alimentari. L’alleggerimento dell’organico, che conta più di duecento lavoratori, sarebbe accompagnato «da importanti cambiamenti nei processi interni, per conseguire maggiore flessibilità e capacità di rispondere alle sfide del mercato», si legge in una nota dell’azienda. «Unilever è stata costretta a intraprendere questa misura estrema per migliorare la competitività del sito, da diversi anni interessato da significative e persistenti riduzioni dei volumi di produzione», mettendolo nelle condizioni di mantenere sostenibilità economica e competitività.
La società, con sede a Roma e impianti anche a Caivano (Napoli), Casalpusterlengo (Lodi) e Pozzilli (Isernia), si dice consapevole dell’impatto socio- economico della scelta definita un «sacrificio necessario e non più rinviabile» e promette collaborazione con i sindacati nella gestione del passaggio.
La notizia rimbalza nelle sedi sindacali scaligere. Genera sorpresa, anche se da tempo il sito produttivo era «sotto osservazione». «L’azienda non aveva nascosto che per una serie di ragioni si stava pensando ad una riorganizzazione. Non ci aspettavamo però questa improvvisa accelerazione verso i licenziamenti», spiega Andrea Meneghelli della segreteria Uila Uil.
«Non è un mistero che il comparto food di Unilever versasse da qualche tempo in difficoltà. In Europa in un anno circa sono stati chiusi quattro impianti produttivi. Pareva che si stesse ragionando su come agevolare le uscite del personale più vicino alla pensione. Invece si è scelta un’altra strada, senza anticiparci nulla. Eppure da almeno un anno eravamo in attesa del piano industriale», aggiunge Samuele De Carli di Fai Cisl.
«Si era accennato ad eventuali razionalizzazioni con l’eliminazione di figure dirigenziali, invece l’elenco degli esuberi comprende quattro impiegati e per il resto operai, i soliti a pagare il conto in gruppi industriali rimasti privi di una mission», rileva Stefano Facci, Flai Cgil.
In un comunicato congiunto le sigle manifestano «decisa e forte contrarietà alla scelta, riservandosi di mettere in campo tutte le iniziative finalizzate a contrastare i licenziamenti ».
Chiedono l’apertura immediata di un tavolo di confronto e di essere messe a conoscenza del piano industriale per valutare le soluzioni a salvaguardia dell’occupazione e promuovere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Già oggi i sindacati di categoria provinciali con i delegati aziendali fisseranno un’assemblea con i dipendenti, da informare sulla situazione e con i quali concertare iniziative di protesta, e si riservano di aprire lo stato di agitazione.