Stipendi non pagati e sciopero, a Verona Melegatti rischia il primo Natale senza pandoro
mar 03 ottobre 2017
Sciopero in tutti i turni di lavoro e manifestazione sotto il municipio di San Giovanni Lupatoto, il Comune che ospita uno dei due impianti produttivi. Martedì lavoratori della storica azienda dolciaria veronese Melegatti hanno detto basta. Dopo il nuovo rinvio dell’incontro decisivo per il futuro della notissima azienda, dipendenti e sindacati non ce l’hanno più fatta e hanno deciso di manifestare pubblicamente il loro malcontento.
Le difficoltà finanziarie
Il noto marchio del pandoro si trova, infatti, in gravi difficoltà finanziarie che la dirigenza, nonostante l’impegno, sembra non essere riuscita a fronteggiare. A lungo si è parlato del possibile ingresso di un nuovo partner - non è chiaro se nelle vesti di nuovo socio o di alleato industriale - ma la trattativa sembra non deve essere andata a buon fine. La situazione finanziaria e produttiva della Melegatti si è fatta così molto complessa, tanto che per la prima volta in 123 anni il pandoro Melegatti potrebbe non essere presente il prossimo Natale sulle tavole. I problemi erano diventati evidenti già a metà settembre. Poi la direzione aveva chiesto a lavoratori e organizzazioni sindacali pazienza per non compromettere la delicata trattativa in corso con un importante partner strategico: si è sempre ipotizzato l’accordo con Ferrero, ma le indiscrezioni non sono mai state confermate. Alla fine, martedì, l’epilogo più duro.
I sindacati
I sindacati attaccano: «Le problematiche economiche hanno creato molti disagi, non consentono l’approvvigionamento necessario delle materie prime e degli imballaggi del prodotto, tanto che il processo di produzione viene avviato con una programmazione di giorno in giorno. Le bollette non venivano pagate e così il gas è stato staccato. Il personale dipendente non ha più la certezza di ricevere il proprio stipendio e ad oggi l’azienda non dà garanzie in merito». Di fatto ai 70 dipendenti a tempo indeterminato, cui si affiancano circa 200 stagionali, non hanno ancora ricevuto lo stipendio di agosto e, probabilmente, non vedranno nemmeno quello di settembre.
La campagna
La campagna dei pandori di fatto non è mai cominciata, una vera beffa se si pensa che fu proprio Domenico Melegatti, nel 1894, a brevettare il celebre dolce natalizio che da Verona è arrivato in mezzo mondo. «Si tratta di una grande e storica azienda veronese – ribadiscono i sindacati – ma i lavoratori non ce la fanno più. Si sono messi in gioco, hanno lavorato, quando potevano hanno atteso lo stipendio. Adesso tocca ai soci muoversi». La scelta di scendere in piazza è anche legata a questo: il 30 ottobre è in programma un’assemblea dei soci ma dipendenti e sindacati chiedono che si affrettino i tempi. Si parla di aumento di capitale, ma fine mese potrebbe essere troppo tardi. Non si conoscono le intenzioni di un Cda che negli anni scorsi aveva conosciuto profondi disaccordi tra soci ed eredi dei fondatori. Al centro del declino dello storico marchio c’è anche la sempre minor marginalità dei prodotti da ricorrenza. L’azienda ha cercato, forse tardivamente, il rilancio investendo 15 milioni di euro, nel nuovo stabilimento di San Martino inaugurato a febbraio e in grado di produrre 35mila croissant l’ora. Ma senza un partner commerciale, il peso dell’esposizione nei confronti di banche e creditori si è fatto sentire.