Progettone 2.0, accordo fra Provincia e parti sociali per il futuro del programma. Risparmio di due milioni e 80 nuove assunzioni
gio 19 maggio 2016
TRENTO. Nuovo contratto e nuova conformazione per il «Progettone», che così potrà accogliere dalle attuali 1617 a circa 1700 persone rimaste fuori dal circuito del lavoro. Una serie di accorgimenti fiscali ha consentito il risparmio di circa 2 milioni rispetto ai 49 che la Provincia assegna annualmente, risorse che verranno impiegate per ampliare la platea dei beneficiari. Torna alla carica M5s: «Il prezzo delle nuove assunzioni saranno pensioni ancora più basse». Invece i sindacati difendono l’accordo, ricordando che i dipendenti, ad esempio, avranno accesso anche a Sanifonds. L’assessore Olivi ricorda che «il Progettone è l’unica esperienza del genere in Italia», mentre il governatore Rossi sottolinea il focus sulla «crescita professionale».
Nel 2007 il Progettone dava lavoro a 797 persone, per un impegno pubblico di circa 30 milioni. Poi la crisi ha fatto esplodere i numeri e ora i ritocchi sono necessari anche a causa della riforma delle pensioni, che ritarda l’uscita dei lavoratori più maturi.
Per risparmiare 2 milioni è stato rinnovato il contratto: riduzione dei costi riconosciuti alle cooperative (-11% nei costi totali); l’indennità di presenza viene sostituita da buono pasto (così non paga tasse); un premio di risultato (detassato) sostituisce 14esima e prima fascia di indennità chilometrica (con una valutazione rispetto all’assenteismo: oltre i 12 giorni scattano 8 euro in meno per ogni assenza). Ci sono anche «riduzione della maturazione della flessibilità sul sabato», compensata però «da un aumento per le ore lavorate di domenica » e il «blocco temporaneo del secondo scatto di anzianità ». In questo modo viene ridotto in parte l’imponibile per il calcolo della pensione. Ma anche con l’altra ipotesi, difesa da M5s e Civica trentina, le pensioni sarebbero state ritoccate, come conseguenza della riduzione di 3 ore a settimana.
E qui attecchisce un sospetto: le proteste sembrano fomentate da soggetti «benestanti» del Progettone, a cui farebbe giusto
comodo lavorare qualche ora in meno. Ma come è possibile che il Progettone accolga gente che non ne ha veramente bisogno? Semplice: non viene considerato il patrimonio con una valutazione Icef, uno stra bismo incredibile in tempi di riduzione di risorse.
Altro nodo decisivo la propensione sempre più forte al recupero degli addetti, «per accompagnare il lavoratore verso un nuovo impiego, con la garanzia (paracadute) di rientrare nel Progettone qualora non andassero a buon fine o terminassero le nuove esperienze lavorative avviate.
L’eventuale ritorno avverrà alle condizioni precedenti». Proprio sui questo fonte insiste Olivi: «Non siamo riusciti finora ad attivare i lavoratori del Progettone. Con questa riforma ci si prova di più. Le politiche attive prevedono anche pacchetti personalizzati per reinserisi nel lavoro». E Rossi sottolinea: «Oggi compiamo un passo decisivo del programma di legislatura».
Per Franco Ianeselli (Cgil) il Progettone è un esempio di «socialismo realizzato, in quanto riesce ad accompagnare dignitosamente alla pensione chi ne ha bisogno. Il problema della sostenibilità però è reale». Marina Castaldo (Coop) ha ammesso che «siamo arrivati all’accordo da strade diverse, ma ci siamo riusciti». Lorenzo Pomini (Cisl) ricorda che «nelle assemblee, in più di un anno di trattativa, le percentuali di assenso erano sempre quasi bulgare. Abbiamo portato a casa un contratto di solidarietà espansivo». E Walter Alotti (Uil): «Adesso è tempo che contribuiscano i tanti datori di lavoro che si appoggiano al Progettone. E pure i Bim potrebbero mettere qualcosa, magari su Intervento 19»