Morti bianche in crescita a Verona, otto in otto mesi "serve un piano straordinario su salute e sicurezza sul lavoro"
mar 13 ottobre 2015
Da gennaio ad agosto gli infortuni in Italia sono aumentati del 15% Il Veneto è quarto con 48 decessi.
Anche a Nord Est crescono gli infortuni mortali sul lavoro. E Verona non fa eccezione. Si colloca al secondo posto in Triveneto dopo Treviso (undici decessi), contando otto morti bianche nei primi otto mesi dell'anno.
Il triste conteggio arriva il giorno dopo la diffusione dei dati nazionali Inail: 752 decessi da gennaio ad agosto, +15% rispetto al 2014. Un incremento che arriva inatteso dopo anni di calo costante, dal 2006.
Considerando la macroregione composta da Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, l'aumento delle morti bianche sfiora il +18% - superando percentualmente la media nazionale - con 72 decessi contro i 61 dello scorso anno. Ed è il Veneto ad emergere con il dato peggiore: 48 infortuni mortali, al quarto posto in Italia dopo Lombardia (84), Toscana (55) e Campania (52). In Trentino Alto Adige, invece, si contano quindici morti bianche, nove in Friuli Venezia Giulia.
L'elaborazione su scala locale dei dati Inail è stata effettuata dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre (sito Internet http://www.vegaengineering.com; società di ingegneria che offre servizi alle aziende, negli ambiti della salute e sicurezza nel lavoro, ndr). Treviso indossa la maglia nera a Nord Est e si attesta all'ottavo posto a livello nazionale, alla pari con Palermo. Seguono Verona, Bolzano e Vicenza (con otto morti bianche), Trento, Venezia e Padova (7 vittime), Pordenone (6), Rovigo (5), Udine e Belluno (2) e Trieste (1).
I settori più colpiti sono il manifatturiero, le costruzioni e trasporti e magazzinaggi (ciascuno incide per l'11,1% sul totale dei decessi). La provincia triveneta in cui il rischio di mortalità è più elevato - rispetto alla popolazione lavorativa - è Rovigo (incidenza del 48,1% contro una media nazionale del 24,4%).
Le ragioni dell'incremento delle morti bianche all'affacciarsi dei primi timidi segnali di ripresa, secondo i sindacati sono da attribuire alla scarsa cultura della sicurezza e alla difficoltà delle aziende ad investire in formazione. «Alle richieste di un mercato che ricomincia a correre, si cerca di rispondere senza tenere sempre conto dell'importanza di qualità e formazione, non solo dei prodotti, ma anche dei processi e di chi li segue all'interno dell'azienda», segnala Massimo Castellani, Cisl. «Le morti sul lavoro rappresentano un'emergenza», aggiunge Lucia Perina, segretario provinciale Uil, «serve un piano straordinario su salute e sicurezza in ambiente lavorativo, maggiori ispezioni con particolare riguardo agli appalti e più investimenti in prevenzione, informazione e formazione». In aggiunta, il suggerimento di organizzare la vigilanza in sinergia con gli organismi paritetici costituiti dalle parti sociali. «L'attività così congegnata porterebbe a risultati immediati come è stato dimostrato nelle province italiane in cui è stata sperimentata la buona pratica», aggiunge.
In linea anche Cgil con Michele Corso. «Le aziende devono decidersi ad investire sulla formazione che deve tornare centrale nell'offerta di occupazione», dice, «sicurezza e tutela sul luogo di lavoro dovrebbero rappresentare parte integrante e fondamentale della contrattazione collettiva», completa.
Gabriele Bozzini Sportello Salute e Sicurezza Uil di Verona:
«L'esperienza della bilateralità in materia di Sicurezza sul lavoro nel settore artigiano e agricolo (Ebav/Cobis e Agri.bi.) è già una realtà importante nel panorama Veronese e Veneto. Nonostante ci siano ancora da fare molti passi avanti (soprattutto nella stretta collaborazione con gli organismi di vigilanza) può essere presa da esempio in altri settori. Con la creazione di enti bilaterali ad hoc per la sicurezza si possono garantire ad aziende e lavoratori una formazione concreta, controllata e di buon livello e fornire una figura di rappresentanza (prevista da D.Lgs 81/08) qual'è la Rlst (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale) fondamentale per realtà di piccole medie dimensioni».
«La bilateralità si pone come obbiettivo cardine la diffusione della cultura della sicurezza. Quest'ultima non deve essere considerata come un concetto meramente teorico, ma al contrario una missione concreta dentro la quale si incontrano il rispetto della normativa, la valutazione dei rischi, il miglioramento delle condizioni di sicurezza in azienda, l'informazione - formazione - e addestramento, il cambiamento dei comportamenti..»