Malgara, resta buio pesto “Il fallimento è vicino”. Licenziamenti: confronto teso con legale della ditta
mer 03 febbraio 2016
Avio – Non ci si aspettavano grandi buone notizie. Ma è andata pure peggio del previsto. L’incontro tra i sindacati e chi in questo momento rappresenta la Malgara Chiari e Forti è stato utile solo a capire una cosa: non solo non c’è spazio per mediazioni o per una cessione dell’attività guidata direttamente dalla proprietà. Ma sarà dura persino arrivare a mettere le mani su stipendi e casse integrazioni che i lavoratori ancora aspettano. Perché l’avvocato che si è presentato per conto per conto dell’azienda lo ha spiegato subito: l’unico orizzonte ragionevole sarà il fallimento. Un fallimento misero abbastanza da non permettere di pagare i creditori privilegiati. Quindi nemmeno i lavoratori. Che lunedì sono chiamati davanti a una di quelle scelte difficili da fare: firmare subito il licenziamento, e avere almeno l’orizzonte di percepire, dopo 40 giorni, il primo assegno di mobilità. Oppure aspettare, restare ancorati alla Malgara per tutti e 75 i giorni previsti dalla procedura. Sai mai che si trovi un acquirente all’ultimo. Ma così si allungherebbero i tempi per ricevere la mobilità che, per alcune delle famiglie coinvolte, sarebbe l’unica entrata da qualcosa come 10 mesi. “Saranno i lavoratori a decidere. L’assemblea è in programma lunedì” spiegano i sindacati.
Questo il succo dell’incontro di ieri, nello stabilimento in cui tutt’ora – e naturalmente senza pagare le bollette – le luci sono accese ogni notte. I lavoratori sono arrivati, ieri pomeriggio, già verso le 16. L’obiettivo era far sentire la propria presenza. E l’hanno fatto con l’ironia salvata da questi ultimi 12 mesi e buttata sugli striscioni. Uno solo il protagonista: Giulio Malgara. Lui e il suo fondo arabo (millantato già anni fa e mai arrivato), ricordato con tatto di cammello disegnato. E ancora: “i soldi non sono importanti, è l’amore che conta! Domani vado a fare la spesa, spero che accettino abbracci e coccole”. E giù un invito non proprio sobrio a Malgara. A cui i lavoratori chiedono – adesso come da sempre – un po’ di trasparenza. Nell’attesa di avere quella, hanno incassato un po’ i solidarietà. C’erano i sindaci di Avio Federico Secchi, Ala Claudio Soini e Dolcè Massimiliano Adamoli. C’era il consigliere provinciale del Carroccio Maurizio Fugatti. C’erano i Cinque stelle, sia di Ala – con Angelo Trainotti – sia con il consigliere provinciale Filippo Degaperi. Insomma, il territorio ha voluto dare un segnale. Anche a chi parlava per conto dell’azienda. Chi parlava era un avvocato di Verona salito, per altro, convinto di chiudere tutto con la firma dei 78 licenziamenti. Ci è rimasto male, quando ha capito di aver fatto un viaggio a vuoto, dal suo punto di vista. Certo, ha avuto il pregio dispiegare cosa c’è sul tavolo.
“Quando abbiamo spiegato che per noi si trattava di un incontro interlocutorio, perché si ci aspettavamo risposte in merito al futuro del concordato, ha spiegato che spazi di mediazione non ce ne sono – ricostruiva, al termine del confronto, Manuela Faggioni, Cigl – ha detto chiaramente che il concordato è stato chiesto per prendere tempo e che non potrà essere accolto, perché la mole debitoria è tale da non essere in grado di pagare nemmeno i privilegiati”. Insomma, prospettive tragiche.
A questo punto sono i lavoratori a dover decidere: “E’ giusto scelgano loro – osserva Andrea Meneghelli della Uila di Verona e Trento – ci confronteremo lunedì. Poi sapremo cosa fare in questi 75 giorni di tempo che la legge ci dà”. La speranza è tutta nell’attività sostitutiva: Trentino Sviluppo ha inserito Borghetto in cima alle priorità. Ma non basta questo a dare prospettive. C.Z.