Il “decreto maggio” punisce il lavoro agricolo, governo ci ripensi in fretta

ven 08 maggio 2020

“Le scelte sbagliate del governo rischiano di scatenare una tempesta perfetta che si abbatterà su quasi un milione di lavoratori agricoli che saranno costretti, malgrado il difficile momento del paese, a intraprendere le azioni di lotta necessarie per tutelare i loro diritti al lavoro e al reddito” dichiara il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza in merito ai possibili contenuti del “decreto maggio” che il governo si appresta a varare.

Dalla lettura delle prime bozze del decreto, spiega l’ufficio legislativo della Uila, emergono infatti due aspetti inaccettabili: il primo è che i lavoratori agricoli saranno gli unici a non percepire il bonus di 600 euro nei mesi di aprile e maggio e che, avendone beneficiato a marzo, non potranno neppure accedere al reddito di emergenza.

“La Uila” dichiara Mantegazza “ritiene inaccettabile che professionisti e autonomi, anche quelli con ricchi conti in banca, vedano confermato, o addirittura accresciuto il loro bonus mentre i lavoratori agricoli ne vengono privati”.

Il secondo aspetto, prosegue la Uila, è ancora più subdolo e crudele: i braccianti, che in media lavorano non più di 80 giornate l’anno, dovranno infatti subire la “concorrenza” e dividersi queste 80 giornate, da un lato con qualche milione di persone, tra cassa-integrati e percettori di reddito di cittadinanza, che potranno cumulare questi sostegni sociali con una retribuzione, fino a duemila euro, percepita lavorando nei campi; dall’altro con l’esercito di 500.000 clandestini in procinto di regolarizzazione e disposti a pattuire con i caporali in giacca e cravatta qualsiasi condizione di lavoro pur di ottenere un permesso di soggiorno.

“La Uila” aggiunge Mantegazza “ritiene che i percettori di ammortizzatori vadano assunti solo dopo la riassunzione, da parte delle aziende agricole, dei braccianti iscritti negli elenchi anagrafici; per quanto riguarda la regolarizzazione dei clandestini, che condividiamo, riteniamo vada estesa a tutti i settori, iniziando dalle circa 60.000 persone già censite dalle istituzioni e divenute irregolari perché, anche in conseguenza dell’emergenza Covid 19, hanno perso l’occupazione e non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno; questo processo inoltre, deve garantire un lavoro vero, regolare e verificabile insieme ad adeguate soluzioni abitative”.

“Il governo ci ripensi, altrimenti deve essere consapevole che sta creando tutte le condizioni per uno sciopero generale della categoria che, anziché essere premiata per aver continuato a lavorare per servire il paese, si ritrova punita e beffata” conclude Mantegazza.

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