Contrattazione, da CGIL-CISL-UIL una proposta innovativa per il bene del paese
lun 18 gennaio 2016
L'Accordo tra CGIL, CISL e UIL su una proposta unitaria per un “Moderno sistema di relazioni industriali ed un modello di sviluppo fondato sull’innovazione e sulla qualità del lavoro”, dopo tanti accordi separati e intese unitarie venate da troppe riserve politiche, è certamente una straordinaria novità.
E non di poco conto, perché l'Accordo tra le Confederazioni, approvato dagli Esecutivi Unitari, affronta l'intero spettro del rinnovamento delle relazioni industriali, propone una nuova struttura e una nuova articolazione del sistema contrattuale, diversi e più ragionevoli criteri di commisurazione degli aumenti salariali, il governo condiviso delle politiche attive e del mercato del lavoro, regole certe per il confronto ed il negoziato tra le parti, moderne forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte e alle responsabilità sociali delle imprese.
Nel merito del Progetto ci sarebbe molto da analizzare, cosa che certamente faremo con altri approfondimenti su questo giornale.
Un aspetto tra tutti, però, a me pare più di altri importante: il grande impegno speso e coltivato dalla UIL, fin dal suo ultimo Congresso, per l'unità oggi non solo possibile, ma sempre più indispensabile nel sindacato e tra i tutti i lavoratori, occupati e disoccupati, stabili e precari, per costruire una comune rappresentanza e riconoscere i comuni interessi dei "lavori", per promuovere e tutelare le condizioni e la remunerazione di ogni lavoro.
La proposta varata ieri da CGIL, CISL e UIL chiama direttamente in causa le controparti, affinché rinuncino ai pretesti che, sia pure al netto di poche eccezioni, paralizzano il rinnovo dei contratti nazionali e si dispongano a negoziare con il sindacato soluzioni utili a garantire ai lavoratori retribuzioni e condizioni del lavoro dignitose, alle imprese le flessibilità e la produttività di cui hanno bisogno.
Il Documento Unitario, infine e non da ultimo, parla anche al Governo di questo Paese: lo avverte con la forza dell'intera rappresentanza confederale di milioni di lavoratori che, dopo aver tanto sbagliato col Jobs Act, non è accettabile che continui a sbagliare, addirittura minacciando di manomettere l’autonomia e la libertà delle parti collettive.
Lo avverte che si sta incamminando su un vicolo politicamente viscido e istituzionalmente accidentato, in fondo al quale non c’è la scorciatoia dell'affrancamento del Presidente del Consiglio dalle fatiche della mediazione sociale, ma una società sempre meno coesa, sempre più corrosa dalla sfiducia, intossicata dal populismo, disorientata dall’antipolitica.
Mi auguro veramente che Governo e imprese riflettano attentamente sugli avvertimenti e sulle proposte del sindacato e capiscano che il lavoro mal pagato e meno tutelato difficilmente può essere granché produttivo e soprattutto mai sarà in grado di far ripartire i consumi.
Per questo è sbagliato escludere in via di principio qualsiasi effettivo aumento delle retribuzioni nazionali e rinviare ogni crescita dei salari e dei consumi alla redistribuzione della futura produttività nelle imprese (relativamente poche) che praticano la contrattazione aziendale.
Perché, come la crescita dei consumi precede e prepara la crescita della produzione, così il miglioramento delle retribuzioni stimola e accompagna il miglioramento della produttività.
Su questa obiettiva constatazione si allineano le priorità della proposta unitaria di CGIL, CISL, UIL.
Per ricomporre in un modello condiviso di relazioni industriali la certezza della rappresentanza, l'efficacia della contrattazione, le responsabilità della partecipazione.
Per assecondare e accelerare la creazione di ricchezza e la produttività delle imprese, anziché subire il declino dell’una e attendere che l’altra arrivi non si sa da dove.
Per riorganizzare il sistema contrattuale, fermi restando gli attuali due livelli di contrattazione, sulla riduzione sostanziale del numero dei contratti di categoria e sul “principio di sussidiarietà”, secondo il quale in sede nazionale si dovrebbe contrattare solo ciò che non può essere meglio negoziato in azienda, sul territorio, lungo le filiere produttive o nei distretti industriali.
Per rendere i contratti nazionali e integrativi davvero “efficaci erga omnes”, aggiornando di quanto necessario le parti inattuate e ormai inattuabili dell’art. 39 della Costituzione e valutando se e come gli accordi di prossimità possano contribuire a estendere la contrattazione di secondo livello ai dipendenti delle piccole e piccolissime aziende.
Per fare della bilateralità il modo di essere del sindacato della partecipazione, lo snodo politico in cui i diritti dei lavoratori si conciliano con le ragioni delle imprese, in cui il welfare contrattuale si prolunga sul governo del mercato del lavoro e si combina con la gestione del sistema degli ammortizzatori sociali.
La proposta unitaria che ieri CGIL, CISL e UIL hanno messo a disposizione di tutti, è una importante opportunità per tutti, nessuno perdonerà chi dovesse sprecarla.
Per quanto più direttamente ci riguarda, spero davvero che le imprese alimentari, da decenni e fino a pochi giorni or sono capaci di convenire col sindacato soluzioni negoziali equilibrate ed efficaci, non debbano domani farsi perdonare il torto di non aver saputo e la colpa di non aver voluto cogliere l'occasione del rinnovo del CCNL per adeguare le retribuzioni, migliorare la produttività, sostenere gli investimenti.
Tanto più spiace, perciò, che 14 incontri di trattativa non siano bastati a Federalimentare per trovare al proprio interno l'unità di intenti che in passato ha consentito alle parti di stipulare in piena autonomia accordi originali e di reciproco interesse.
Spiace anche, così stando le cose, di dover ricorrere che a scioperi e agitazioni che non abbiamo mai proclamato a cuor leggero e che in passato abbiamo quanto più possibile evitato, ma nessuno si illuda, quando dobbiamo lottare andiamo fino in fondo, nei modi utili e per tutto il tempo necessario.
Lo dobbiamo ai lavoratori che rappresentiamo ed alla piattaforma che hanno discusso ed approvato.
Una piattaforma che per molti versi ha anticipato le scelte unitarie da ieri dell'intero sindacato, una piattaforma costruita attorno a richieste sono ragionevoli, che ben si prestano a convenire gli scambi di reciproca convenienza e le certezze economiche, normative ed organizzative di cui l'industria ed i lavoratori dell'alimentazione avranno grande bisogno negli anni difficili che ancora ci attendono.